News del 03/04/2019
AZIENDA SNELLA BATTE CONCORRENZA 4-0
Qual’è la peggiore resistenza al cambiamento. Ovvero come si prendono le decisioni.
 
Daniel Khaneman, premio Nobel per l’economia, e studioso dei comportamenti umani, nel suo libro “Pensieri Lenti e Pensieri Veloci” traccia una lucida definizione relativa i comportamenti che le persone mettono in atto durante le normali attività quotidiane, siano esse lavorative che di vita sociale, ovvero i PROCESSI DECISIONALI o DECISION MAKING.


Azienda snella batte concorrenza 4.0
 
Fonte: Libro "AZIENDA SNELLA BATTE CONCORRENZA 4-0" di Dott. Stefano Scanavino. 
 
Daniel intuisce che il processo decisionale delle persone avviene in due direzioni distinte definendole PENSIERI LENTI E PENSIERI VELOCI.  Frutto l’uno, quello veloce, della irrazionalità e quindi delle emozioni, l’altro, quello lento, frutto invece della razionalità e della ponderazione.
 
I due modelli di pensiero sono quindi alla base dei processi decisionali delle persone e delle loro interazioni con il mondo. Ma ogni modello di pensiero porta con se delle specifiche azioni che vengono messe in campo con le loro relative conseguenze.
 
Khaneman evidenzia inoltre come il pensiero veloce sia affetto da bias cognitivo ovvero da un giudizio o un pregiudizio che non necessariamente corrispondono all'evidenza, in quanto sviluppato sulla base della libera interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, e che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio.
 
In altre parole il pensiero veloce, irrazionale, intuitivo ed emotivo è affetto da una serie di errori di valutazione in quanto non si possiedono tutte le informazioni necessarie per una sua corretta ed oggettiva valutazione.
 
Ma non sempre il pensiero veloce è negativo. Esistono processi mentali e relativi comportamenti che non richiedono fortunatamente una razionalità profonda, ma sono basati sulla abitudine comportamentale acquisita nel tempo. La plasticità del nostro cervello permette di memorizzare azioni e comportmenti di routine semplici e riproporle senza che sia necessario attivare processi mentali complessi.
 
Immaginiamo per esempio il meccanicismo utilizzato per  guidare un’auto, per aprire una porta, per scrivere , bere un bicchiere di acqua, fare una semplice somma numerica, ecc. In tutti questi casi il processo decisionale messo in atto dal nostro cervello è automatico e lavora in economia, risparmiando tempo prezioso in condizioni di azioni ripetitive e consolidate.
 
Il pensiero LENTO al contrario è quello relativo alla razionalità, al processo decisionale più profondo e che richiede una maggiore e più attenta analisi di dettaglio relativamente ai comportamenti che vengono messi in atto dalle persone.
 
APPROFONDIRE IL PENSIERO LENTO
 
Khaneman inoltre ci spiega come queste due modalità di pensiero e di processi decisionali siano di fatto completamente sbilanciati.
 
Gli studi infatti portano a confermare che circa il 95 % dei comportamenti umani avviene a livello inconscio, irrazionale, immediato e quindi facente parte del PENSIERO VELOCE con tutte le conseguenze del caso legate ai BIAS cognitivi, mentre solo il 5 % dei processi decisionali vene attivato attraverso il PENSIERO LENTO, e quindi razionale.
 
Queste due modalità di pensiero, di comportamento e di azioni che vengono messe in atto , in qualsiasi ambito della vita di una persona, sono in grado di caratterizzare o addirittura trasformare l’identità di ognuno di noi.
 
Il processi decisionali attivati attraverso il PENSIERO SNELLO sono di fatto delle scorciatoie, dei compressori del tempo attraverso i quali il nostro cervello non ha necessità di elaborazioni specifiche ed approfondite  per compiere le azioni. Esse infatti vengono eseguite in modo automatico senza ulteriori necessità di elaborazione profonda.
 
A questo concetto interessante sviluppato da Khaneman se ne aggiunge un altro sempre relativo ai processi decisionali  e delle sue implicazioni, ovvero quella plasticità della mente umana, ovvero la sua PLASMABILITA’.
 
Se sei stato in grado di ottenere grandi risultati in una disciplina sportiva nel passato, ma poi sei strato costretto a smettere di allenarti per diversi anni, sarà alquanto difficile che tu possa ritornare ad essere la stessa persona di qualche anno prima, sotto un profilo sportivo.
 
A meno che tu non riprenda gli allenamenti  con una frequenza adeguata, a nutrirti bene, a prepararmi bene per raggiungere lo stato di forma desiderato.
 
E non si tratta di portare solo il nostro corpo verso una certa condizione, ma il nostro sistema umano completo, che include mente, corpo ed emozioni, ovvero la nostra piena identità.
 
L’essere umano è l’animale al mondo più plasmabile che ci sia. Grazie alle sue capacità di neuro-plasticità riesce non solo ad adattarsi alle situazioni più disparate, ma a condurre la sua prestazione verso vette impensabili per qualsiasi altra specie animale.
 
Questo concetto è stato messo a punto grazie alle scoperte neuro-scientifiche dell’ultimo decennio e si contrappone alle precedenti convinzioni che consideravano la struttura cerebrale non in grado di evolversi in età adulta. Potremmo quindi definire la neuro-plasticità come il nostro “superpotere” e sta a noi decidere se e come usarlo: in relazione a come ci muoviamo e agiamo, alle nostre convinzioni, alle abitudini e allo stile di vita che adottiamo noi modelliamo costantemente il nostro cervello, e quindi la nostra vita.
 
“Use it or loose it”: Impariamo ad adottare nuove abitudini
 
A proposito della neuro-plasticità gli scienziati americani dicono “use it or loose it”, o la usi o la perdi. Questa incredibile capacità del cervello, infatti, deve essere continuamente stimolata.
 
Il nostro “superpotere” consente al cervello di risparmiare tempo ed energia di fronte a situazioni ripetitive che ha vissuto nel passato e che hanno già trovato una risposta funzionale e soddisfacente. In queste occasioni invece di rielaborare tutte le volte nuove risposte agli stimoli esterni (segnali ambientali, sociali, visivi, sensoriali), o interni (segnali dovuti a pensieri, emozioni, azioni personali), il cervello ripropone “automaticamente” le soluzioni già adottate in passato. Senza più alcuno sforzo, donandoci quelle sensazioni che molto spesso sono scambiate per istinto, carattere, identità e che, invece, nella stragrande maggioranza dei casi, sono il frutto di abitudini acquisite di cui non siamo più consapevoli.
 
Compiamo ogni giorno circa l’80% delle nostre azioni in questa modalità “automatica” con una profonda influenza sul nostro stile di vita personale e professionale. E, di conseguenza, sui nostri risultati.
 
Anche in azienda, quindi, sono i comportamenti individuali – e di team – a fare la differenza tra avere, o non avere, successo. Se ad esempio voglio ottenere un miglioramento in termini di riduzione di tempi o di costi nel mio processo aziendale dovrò adottare comportamenti diversi dal passato. I comportamenti vanno orientati, quindi, verso il risultato che voglio ottenere.
 
E un comportamento adottato una sola volta non costituisce un vero cambiamento.
 
Solo un comportamento adottato più volte costituisce un cambiamento. E un comportamento che hai ripetuto più volte, tanto da essere diventato un’abitudine, diventerà parte di te.
 
Sono convinto che, come imprenditori e manager, il nostro compito sia sempre più quello di diventare eccellenti nell’individuare le abitudini da installare in azienda per ottenere i risultati attesi.
 
Allena il tuo superpotere
 
E’ per questo motivo che al termine di un anno di ricerca e applicazioni, avvierà nel 2018 un programma di sviluppo manageriale specifico: HABITS FOR EXCELLENCE.
 
Un programma avanzato di allenamento imprenditoriale e manageriale per acquisire le competenze più evolute di Change & Habit Management per condurre in modo sostenibile se stessi, il proprio team e la propria azienda verso l’apice della prestazione personale ed aziendale.
 
Gli obiettivi di questo percorso:
 
·         Acquisire le abitudini personali ed organizzative più efficaci e sostenibili per raggiungere – e mantenere nel tempo – la massima produttività sia personale che di squadra.
 
·         Acquisire le abitudini più efficaci e sostenibili per far crescere al meglio la propria squadra, valorizzarne il pieno potenziale e creare relazioni efficaci in azienda.
 
·         Acquisire le abitudini più efficaci e sostenibili per elaborare strategie aziendali incisive,  e imparare a cambiarle con la massima rapidità e flessibilità.
 
     
 
 
 




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